Crisi climatica
Fin dall’inizio della nostra attività di azionariato critico ci siamo concentrati su Eni ed Enel, le due principali società energetiche italiane. Dalle loro strategie di sviluppo dipendono le sorti climatiche non solo del nostro Paese ma anche dell’intero pianeta. Nel 2020 Eni ha lanciato un piano di decarbonizzazione al 2050 molto ambizioso, ma pieno di incognite. L’abbattimento delle emissioni si concentra solo negli ultimi anni del piano, mentre fino al 2025 la società continuerà ad aumentare l’estrazione di petrolio e gas.
Grazie anche alla nostra pressione di azionisti critici, nel 2014 Enel ha invertito la sua rotta, ha messo da parte carbone e nucleare per diventare leader mondiale nelle rinnovabili. Nel 2023, però, il governo italiano ha deciso di stravolgere la governance della società, nominando un nuovo amministratore delegato e un presidente noto per la sua passione per le fonti fossili. Enel rischia ora di perdere la sua posizione di leader nelle energie pulite.
Abbiamo fatto sentire le nostre preoccupazioni sulle sorti del clima anche nelle domande inviate al colosso chimico belga Solvay (in collaborazione con l’ONG inglese ShareAction) e al gruppo assicurativo italiano Generali, che sta gradualmente disinvestendo dalle fonti fossili.
Pace e diritti umani
Il nostro impegno in questo ambito – iniziato con Leonardo SpA e oggi esteso a Rheinmetall AG, Fincantieri SpA e ThyssenKrupp – è volto a chiedere a queste imprese un minore impegno nel settore militare a favore di quello civile. Siamo convinti infatti che la produzione e l’esportazione di armamenti siano attività che minano la pace nelle diverse aree del pianeta e che mettano a serio rischio la reputazione delle imprese. Inoltre l’eccessivo sbilanciamento verso un settore produttivo (militare) costituisce un elemento di fragilità del modello di business dell’impresa. Ci concentriamo su quesiti di trasparenza relativi ai paesi di esportazione dei materiali di armamento e a stigmatizzare le operazioni con o verso paesi problematici sotto il profilo della violazione dei diritti umani o del coinvolgimento in conflitti. Inoltre, ingaggiamo queste imprese sulle armi controverse nella cui costruzione, manutenzione o esportazione sono implicate. Consideriamo armi controverse in particolare quelle nucleari, ma in generale quelle bandite da trattati internazionali.
gestione della risorsa idrica
La gestione dell’acqua e di altri beni comuni da parte di società quotate in borsa è per noi elemento di forte criticità. Infatti, tende a subordinare la gestione della risorsa, in termini di qualità, tutela e accesso, a logiche finanziarie quali la remunerazione degli azionisti. Necessiterebbe invece di investimenti costanti trattandosi, appunto, di un bene scarso e di interesse pubblico. Ci concentriamo su ACEA SpA, la maggiore società italiana nel settore, e sui temi degli investimenti nel miglioramento della rete e in impianti per il miglioramento della qualità della risorsa, riduzione delle perdite occulte, architettura del gruppo e le logiche che vi sovrintendono.
governance
Nell’ambito della governance rientrano molti temi che ogni anno riprendiamo nel nostro azionariato critico. Perché non c’è solo l’impatto sociale e ambientale a determinare la qualità e l’identità stessa delle politiche dell’impresa, ma anche il modo, le regole e gli strumenti con cui questa è governata. Le politiche di remunerazione del management collegate a indicatori di risultato di sostenibilità, i limiti alla parte variabile della remunerazione, la collocazione di aziende del gruppo in paesi a fiscalità agevolata, le competenze delle persone dei CdA, le incompatibilità nelle nomine dei vertici dell’azienda (come il caso di Roberto Cingolani), l’equilibrio di genere all’interno degli organi di governo delle imprese, la reale indipendenza dei consiglieri indipendenti, i contenziosi sindacali e con le organizzazioni dei consumatori e dei cittadini nei territori in cui operano le imprese: questi e altri sono i temi su cui si è concentrato il nostro azionariato critico.
fiscalità
La giustizia fiscale è un tema presente da sempre nelle iniziative di azionariato critico della Fondazione. Negli ultimi 15 anni abbiamo chiesto in particolare ad Enel, Eni e Generali di spiegarci la funzione di loro società collocate in Olanda, Lussemburgo, Bahamas e altri conduit e paradisi fiscali. Il rischio è che si utilizzino Paesi opachi per eludere o evadere le tasse. Tutte le società che abbiamo ingaggiato ci hanno fornito informazioni trasparenti, con piani di uscita graduale dai paradisi fiscali. Alcuni dubbi, però, rimangono e il monitoraggio delle strategie fiscali delle imprese continua.